MIO FIGLIO NERONE

MIO FIGLIO NERONE

Regia di

Steno

Anno

1956

Genere

Commedia

Categoria

Cinema


sinossi

L’incontro fatale tra l’imperatore maligno per antonomasia e il comico che meglio ha incarnato il male degli italiani.

Un film di culto con un cast stellare: Vittorio De Sica è Seneca, Gloria Swanson è Agrippina e… può esistere Poppea migliore di Brigitte Bardot?

L’immagine di Alberto Sordi, in guisa di Nerone, con riccioli e barbetta ramata, è entrata di diritto nella storia della commedia italiana. L’accoppiamento tra l’imperatore malefico per antonomasia e il comico che più di tutti ha espresso, in forma tragicomica, il male degli italiani, era una di quelle cose che, inevitabilmente, doveva accadere. Sordi porta al suo Nerone un miscuglio tale di invenzioni, bamboleggiamenti infantili e crudeltà scervellata, da rendere il suo personaggio un punto fermo nella nostra tradizione comica. Quanto lo era stato il Nerone acre e sanguigno di Petrolini. Lo accompagna un cast di lusso assoluto: Vittorio De Sica assicura l’istrionismo perfetto per rappresentare un Seneca sempre pronto a razzolare male; Gloria Swanson è un’Agrippina che si porta dietro la scia malsana di Viale del tramonto; e Brigitte Bardot… beh, vi viene in mente una Poppea migliore?

Nerone pensa solo a godersela accanto a Poppea, ma sua madre Agrippina lo stressa di continuo spronandolo a intraprendere qualche campagna bellica e a lasciar perdere quella donnaccia. Con l’aiuto di Seneca, l’imperatore cerca più volte di eliminare l’odiosa genitrice, che però sembra avere più vite di un gatto. Ma Nerone non è tipo da perdersi d’animo.

L’incontro fatale tra l’imperatore maligno per antonomasia e il comico che meglio ha incarnato il male degli italiani.

Un film di culto con un cast stellare: Vittorio De Sica è Seneca, Gloria Swanson è Agrippina e… può esistere Poppea migliore di Brigitte Bardot?

L’immagine di Alberto Sordi, in guisa di Nerone, con riccioli e barbetta ramata, è entrata di diritto nella storia della commedia italiana. L’accoppiamento tra l’imperatore malefico per antonomasia e il comico che più di tutti ha espresso, in forma tragicomica, il male degli italiani, era una di quelle cose che, inevitabilmente, doveva accadere. Sordi porta al suo Nerone un miscuglio tale di invenzioni, bamboleggiamenti infantili e crudeltà scervellata, da rendere il suo personaggio un punto fermo nella nostra tradizione comica. Quanto lo era stato il Nerone acre e sanguigno di Petrolini. Lo accompagna un cast di lusso assoluto: Vittorio De Sica assicura l’istrionismo perfetto per rappresentare un Seneca sempre pronto a razzolare male; Gloria Swanson è un’Agrippina che si porta dietro la scia malsana di Viale del tramonto; e Brigitte Bardot… beh, vi viene in mente una Poppea migliore?

Nerone pensa solo a godersela accanto a Poppea, ma sua madre Agrippina lo stressa di continuo spronandolo a intraprendere qualche campagna bellica e a lasciar perdere quella donnaccia. Con l’aiuto di Seneca, l’imperatore cerca più volte di eliminare l’odiosa genitrice, che però sembra avere più vite di un gatto. Ma Nerone non è tipo da perdersi d’animo.


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