Il grido di battaglia più folle del comico italiano irrompe come un fulmine surreale nella commedia da caserma
Patroclo non è un personaggio: è un grido di battaglia psicopatico. Lo inventa uno dei comici più corrosivi e surreali del panorama italiano, Giorgio Bracardi, originariamente per la trasmissione radiofonica di culto “Alto gradimento”. Dal nulla, un urlo irrompe e cerca il misterioso Patroclo: è un nonsense duro e puro, che diventa negli anni ‘70 un tormentone giovanilistico. In questo film Bracardi si aggira come un corpo estraneo e fa irruzione nei momenti più impensati (compresa un’uscita dalla tazza del cesso rimasta memorabile) per scatenare le sue corde vocali. Attorno a queste schegge di follia si costruisce una godibile commedia da caserma dai toni più tradizionali, con Pippo Franco e la sua faccia “da pasta e fagioli” che si aggirano tra sergenti rompiscatole, marce, percorsi di guerra, donne irraggiungibili e spasimanti extra-large.
Il ladruncolo Bruno Camillone si procura un passaporto falso per fuggire oltre confine. Peccato che sul documento compaia il nome di un renitente alla leva. Bruno si ritrova suo malgrado a prestare servizio militare in Puglia, agli ordini di un sergente impossibile.