PIANETA VENERE

PIANETA VENERE

Regia di

Elda Tattoli

Anno

1974

Genere

Drammatico

Categoria

Cinema


sinossi

Con una sceneggiatura di Marco Bellocchio, un film che affonda tagliente come un bisturi nell’ipocrisia delle ideologie.

Eclettico, surreale, frastornante.

Sceneggiato dalla regista (al suo esordio) assieme a Marco Bellocchio, Pianeta Venere è un film politicamente crudele: un’ammissione di come il progressismo ideologico sia alla prova dei fatti un coacervo di parole vuote e di pensieri schematici. La vita reale, invece, deve confrontarsi e scontrarsi con l’ipocrisia, il pregiudizio, l’egoismo, la viltà. E alla fine, Marx o non Marx, alla donna non spetta affatto quella dignità sbandierata dalla sinistra. L’ideologia, insomma, acceca. Il film è un oggetto unico nel panorama italiano non solo per il suo attacco tagliente come un bisturi alle storture sostanzialmente maschiliste della sinistra italiana. Il suo discorso si costruisce attraverso uno spiccato senso della decostruzione narrativa, incursioni nel regno del surreale, inserti documentaristici (la scena del parto) brutali. Eclettico e frastornante.  

Matteo, intellettuale comunista, e Amelia, una bambina soffocata dall’ambiente borghese in cui vive, si conoscono per le strade di Roma. I due si ritrovano dopo anni: lui ha perso un occhio ed è ora dirigente del partito, lei fa l’impiegata. Nascerà una storia d’amore, ma Matteo preferisce tenerla clandestina, per non mettere a rischio la propria reputazione. La relazione si trascina e non migliora neanche quando lei decide di donargli un occhio pur di sposarlo.

Con una sceneggiatura di Marco Bellocchio, un film che affonda tagliente come un bisturi nell’ipocrisia delle ideologie.

Eclettico, surreale, frastornante.

Sceneggiato dalla regista (al suo esordio) assieme a Marco Bellocchio, Pianeta Venere è un film politicamente crudele: un’ammissione di come il progressismo ideologico sia alla prova dei fatti un coacervo di parole vuote e di pensieri schematici. La vita reale, invece, deve confrontarsi e scontrarsi con l’ipocrisia, il pregiudizio, l’egoismo, la viltà. E alla fine, Marx o non Marx, alla donna non spetta affatto quella dignità sbandierata dalla sinistra. L’ideologia, insomma, acceca. Il film è un oggetto unico nel panorama italiano non solo per il suo attacco tagliente come un bisturi alle storture sostanzialmente maschiliste della sinistra italiana. Il suo discorso si costruisce attraverso uno spiccato senso della decostruzione narrativa, incursioni nel regno del surreale, inserti documentaristici (la scena del parto) brutali. Eclettico e frastornante.  

Matteo, intellettuale comunista, e Amelia, una bambina soffocata dall’ambiente borghese in cui vive, si conoscono per le strade di Roma. I due si ritrovano dopo anni: lui ha perso un occhio ed è ora dirigente del partito, lei fa l’impiegata. Nascerà una storia d’amore, ma Matteo preferisce tenerla clandestina, per non mettere a rischio la propria reputazione. La relazione si trascina e non migliora neanche quando lei decide di donargli un occhio pur di sposarlo.


PIANETA VENERE