POLICARPO UFFICIALE DI SCRITTURA

POLICARPO UFFICIALE DI SCRITTURA

Regia di

Mario Soldati

Anno

1958

Genere

Commedia

Categoria

Cinema


sinossi

Il film che chiude alla grande la carriera cinematografica di Mario Soldati, una delle più grandi figure della cultura italiana del Novecento.

La ricostruzione storica impeccabile si fonde con lo sguardo graffiante della migliore commedia italiana

Renato Rascel dà vita alla sua interpretazione più complessa ed emozionante

L’ultimo film per il cinema di Mario Soldati, una delle figure al tempo stesso più estrose e profondamente riflessive della cultura italiana del secolo scorso. Anche se la storia ha luogo all’inizio del secolo scorso, è per Soldati sostanzialmente un ritorno al suo amato Ottocento, periodo che aveva esplorato con estrema raffinatezza nei suoi esordi cinematografici una ventina d’anni prima (Piccolo mondo antico, Malombra). Policarpo, però, non è solo un delizioso quadretto d’epoca venato di nostalgia e impreziosito da una rimarchevole attenzione al dettaglio. È anche il ritratto ricchissimo di sfumature di un personaggio con tenerezze e meschinerie degne dei migliori epigoni della commedia all’italiana, portati indietro in un’epoca dove esisteva ancora la professione del calligrafo. Soldati deve spartirsi i meriti con Age & Scarpelli, che della commedia all’italiana sono stati gli sceneggiatori più graffianti. Ma anche con Giuseppe Rotunno per la ricchissima fotografia a colori e con Piero Tosi per i costumi impeccabili. E naturalmente con Renato Rascel, alle prese con una delle sue interpretazioni più complesse. Per gli amanti dei cameo, poi, il film è una festa: Renato Salvatori, Peppino De Filippo, Vittorio De Sica, Amedeo Nazzari, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, sono solo alcuni dei grandi attori che lasciano un segno sul film.

Agli inizi del secolo scorso, il modestissimo Policarpo, che lavora come calligrafo al ministero, sogna un matrimonio in grande per sua figlia che è corteggiata da Gegè, rampollo del suo capoufficio. Ma il superiore non è d’accordo, ritenendo la bella Celeste troppo umile per la sua progenie, e si mette d’accordo con una sciantosa per distrarre il figlio. E Celeste, del tutto insensibile al fascino del benestante bellimbusto, si fidanza con Mario, onesto lavoratore, mettendo in serio allarme il padre. 

Il film che chiude alla grande la carriera cinematografica di Mario Soldati, una delle più grandi figure della cultura italiana del Novecento.

La ricostruzione storica impeccabile si fonde con lo sguardo graffiante della migliore commedia italiana

Renato Rascel dà vita alla sua interpretazione più complessa ed emozionante

L’ultimo film per il cinema di Mario Soldati, una delle figure al tempo stesso più estrose e profondamente riflessive della cultura italiana del secolo scorso. Anche se la storia ha luogo all’inizio del secolo scorso, è per Soldati sostanzialmente un ritorno al suo amato Ottocento, periodo che aveva esplorato con estrema raffinatezza nei suoi esordi cinematografici una ventina d’anni prima (Piccolo mondo antico, Malombra). Policarpo, però, non è solo un delizioso quadretto d’epoca venato di nostalgia e impreziosito da una rimarchevole attenzione al dettaglio. È anche il ritratto ricchissimo di sfumature di un personaggio con tenerezze e meschinerie degne dei migliori epigoni della commedia all’italiana, portati indietro in un’epoca dove esisteva ancora la professione del calligrafo. Soldati deve spartirsi i meriti con Age & Scarpelli, che della commedia all’italiana sono stati gli sceneggiatori più graffianti. Ma anche con Giuseppe Rotunno per la ricchissima fotografia a colori e con Piero Tosi per i costumi impeccabili. E naturalmente con Renato Rascel, alle prese con una delle sue interpretazioni più complesse. Per gli amanti dei cameo, poi, il film è una festa: Renato Salvatori, Peppino De Filippo, Vittorio De Sica, Amedeo Nazzari, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, sono solo alcuni dei grandi attori che lasciano un segno sul film.

Agli inizi del secolo scorso, il modestissimo Policarpo, che lavora come calligrafo al ministero, sogna un matrimonio in grande per sua figlia che è corteggiata da Gegè, rampollo del suo capoufficio. Ma il superiore non è d’accordo, ritenendo la bella Celeste troppo umile per la sua progenie, e si mette d’accordo con una sciantosa per distrarre il figlio. E Celeste, del tutto insensibile al fascino del benestante bellimbusto, si fidanza con Mario, onesto lavoratore, mettendo in serio allarme il padre. 


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