Il film di debutto di Mario Merola, il re della sceneggiata napoletana
La forza sublime del dramma nella stretta morsa della malavita
È il debutto sul grande schermo Mario Merola, il re della sceneggiata napoletana che ti strappa il cuore. Lo dirige Ettore Maria Fizzarotti (al suo ultimo film), e pare una scelta inevitabile, dal momento che si tratta del regista che più di ogni altro ha codificato il genere del musicarello italiano con Gianni Morandi, Al Bano e compagnia cantante. Ma Sgarro alla camorra ha poco a che spartire sia con la leggiadria del musicarello, sia con quella particolare forma di divertimento di massa che saranno i film di un altro protagonista assoluto della melodia napoletana, Nino D’Angelo. Mario Merola è un pianeta a sé, come dimostrerà successivamente con tanti altri film di successo (Zappatore, I figli… so’ pezzi ‘e core, solo per citarne un paio). Merola ha, in ogni fibra, la forza sublime del dramma popolare. Edulcorare non è il suo mestiere. Non esita ad affrontare temi scomodi, compresa la camorra. E a far sentire la sua voce possente e vibrante tra i colpi di pistola e il sibilare dei coltelli. Nessuno, tra i tanti imitatori, si è mai avvicinato a lui.
Dopo essersi fatto sette anni di prigione per colpa di un boss della mala, Andrea rimette in sesto un peschereccio e tenta una nuova vita. Ma la camorra si rifà sotto: se vuole essere lasciato in pace, dovrà compiere un altro paio di “lavoretti”. In realtà, Andrea è un testimone scomodo, e il boss lo vuole eliminare.