SGARRO ALLA CAMORRA

SGARRO ALLA CAMORRA

Regia di

Ettore Maria Fizzarotti

Anno

1973

Genere

Drammatico

Categoria

Cinema


sinossi

Il film di debutto di Mario Merola, il re della sceneggiata napoletana

La forza sublime del dramma nella stretta morsa della malavita

È il debutto sul grande schermo Mario Merola, il re della sceneggiata napoletana che ti strappa il cuore. Lo dirige Ettore Maria Fizzarotti (al suo ultimo film), e pare una scelta inevitabile, dal momento che si tratta del regista che più di ogni altro ha codificato il genere del musicarello italiano con Gianni Morandi, Al Bano e compagnia cantante. Ma Sgarro alla camorra ha poco a che spartire sia con la leggiadria del musicarello, sia con quella particolare forma di divertimento di massa che saranno i film di un altro protagonista assoluto della melodia napoletana, Nino D’Angelo. Mario Merola è un pianeta a sé, come dimostrerà successivamente con tanti altri film di successo (Zappatore, I figli… so’ pezzi ‘e core, solo per citarne un paio). Merola ha, in ogni fibra, la forza sublime del dramma popolare. Edulcorare non è il suo mestiere. Non esita ad affrontare temi scomodi, compresa la camorra. E a far sentire la sua voce possente e vibrante tra i colpi di pistola e il sibilare dei coltelli. Nessuno, tra i tanti imitatori, si è mai avvicinato a lui.  

Dopo essersi fatto sette anni di prigione per colpa di un boss della mala, Andrea rimette in sesto un peschereccio e tenta una nuova vita. Ma la camorra si rifà sotto: se vuole essere lasciato in pace, dovrà compiere un altro paio di “lavoretti”. In realtà, Andrea è un testimone scomodo, e il boss lo vuole eliminare.

Il film di debutto di Mario Merola, il re della sceneggiata napoletana

La forza sublime del dramma nella stretta morsa della malavita

È il debutto sul grande schermo Mario Merola, il re della sceneggiata napoletana che ti strappa il cuore. Lo dirige Ettore Maria Fizzarotti (al suo ultimo film), e pare una scelta inevitabile, dal momento che si tratta del regista che più di ogni altro ha codificato il genere del musicarello italiano con Gianni Morandi, Al Bano e compagnia cantante. Ma Sgarro alla camorra ha poco a che spartire sia con la leggiadria del musicarello, sia con quella particolare forma di divertimento di massa che saranno i film di un altro protagonista assoluto della melodia napoletana, Nino D’Angelo. Mario Merola è un pianeta a sé, come dimostrerà successivamente con tanti altri film di successo (Zappatore, I figli… so’ pezzi ‘e core, solo per citarne un paio). Merola ha, in ogni fibra, la forza sublime del dramma popolare. Edulcorare non è il suo mestiere. Non esita ad affrontare temi scomodi, compresa la camorra. E a far sentire la sua voce possente e vibrante tra i colpi di pistola e il sibilare dei coltelli. Nessuno, tra i tanti imitatori, si è mai avvicinato a lui.  

Dopo essersi fatto sette anni di prigione per colpa di un boss della mala, Andrea rimette in sesto un peschereccio e tenta una nuova vita. Ma la camorra si rifà sotto: se vuole essere lasciato in pace, dovrà compiere un altro paio di “lavoretti”. In realtà, Andrea è un testimone scomodo, e il boss lo vuole eliminare.


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