UNO CONTRO L’ALTRO…PRATICAMENTE AMICI

UNO CONTRO L’ALTRO…PRATICAMENTE AMICI

Regia di

Bruno Corbucci

Anno

1981

Genere

Commedia

Categoria

Cinema


sinossi

Pozzetto il compassato e Milian il trucido danno vita a una delle coppie più strambe del comico italiano

Nonostante il buon successo, sarà l’unica volta; ma restano momenti memorabili per i cultori del genere

Il gioco è quello di mettere assieme, uno contro l’altro, due caratteri del comico italiano assolutamente peculiari e apparentemente inconciliabili: il compassato Renato Pozzetto e il trucido Tomas Milian (noto anche come “Monnezza”, creatura cinematografica influentissima che ha visto proprio in Bruno Corbucci il regista principale). La rivista “Cinema 70” ha ben sintetizzato il connubio: “L’unione tra l’ironia timida e nebbiosa e la straripante verve borgatara, l’incrocio tra il sussurro bonario e l’urlo fagiolaro, tra il pettinato e lo spettinato, tra il composto e lo scomposto”. La coppia funziona e piace molto al pubblico. Per oscuri motivi, questa sarà la prima e ultima volta che compare sugli schermi. Alcuni momenti sono diventati di culto tra gli aficionados: su tutti, la scena al ristorante “Dar Buiaccaro”. Ma non roviniamo la sorpresa raccontandone i particolari.

Un piccolo industriale di Varese va a Roma per corrompere un politico, ma perde la valigetta e i cento milioni che conteneva. Gli dà una mano a recuperare il contante il primo dei sospettati: Monnezza, onesto ladro di borgata.

Pozzetto il compassato e Milian il trucido danno vita a una delle coppie più strambe del comico italiano

Nonostante il buon successo, sarà l’unica volta; ma restano momenti memorabili per i cultori del genere

Il gioco è quello di mettere assieme, uno contro l’altro, due caratteri del comico italiano assolutamente peculiari e apparentemente inconciliabili: il compassato Renato Pozzetto e il trucido Tomas Milian (noto anche come “Monnezza”, creatura cinematografica influentissima che ha visto proprio in Bruno Corbucci il regista principale). La rivista “Cinema 70” ha ben sintetizzato il connubio: “L’unione tra l’ironia timida e nebbiosa e la straripante verve borgatara, l’incrocio tra il sussurro bonario e l’urlo fagiolaro, tra il pettinato e lo spettinato, tra il composto e lo scomposto”. La coppia funziona e piace molto al pubblico. Per oscuri motivi, questa sarà la prima e ultima volta che compare sugli schermi. Alcuni momenti sono diventati di culto tra gli aficionados: su tutti, la scena al ristorante “Dar Buiaccaro”. Ma non roviniamo la sorpresa raccontandone i particolari.

Un piccolo industriale di Varese va a Roma per corrompere un politico, ma perde la valigetta e i cento milioni che conteneva. Gli dà una mano a recuperare il contante il primo dei sospettati: Monnezza, onesto ladro di borgata.


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